L&L

Viaggio Costa Azzurra - Agosto 2005

Estate 2005 - Sardegna Tortolì...

Pasqua 2006

Pragelato 1° Maggio 2006

Roma 20 Maggio 2006

Pantelleria Settembre 2006

Staufen - Foresta Nera - Gennaio 2007

Pasqua 2007

Estate 2007 - Cropani Marina

Scopetta 2008

Tigullio in moto - giugno 2008

Agay - Luglio 2008

Estate 2008 - Corsica - Agosto 2008

Bessans 2008/2009

Londra - 23-26 Maggio 2009

Estate 2009 - Corsica - Agosto 2009

Auguri Nonna Laura... 58!!! 23 Settembre 2009

Bessans 2010

Estate 2010, 3500Km su e giù per la bella Italia!!!

Zoagli 2011

Estate 2011...

Valloire 2012

Corsica 2012

Bessans 2013

Corsica del Nord - Maggio 2013

Estate 2013

Bessans 2014

Provenza - Aprile 2014

Estate 2014

Estate 2015

Estate 2016

Tesi

 

UNA FIRENZE CON LA NEVE

TORINO fu scoperta il 10 febbraio 2006 intorno alle otto di sera, ora

locale. Era un venerdì. Entrò nei tinelli di tutte le case del mondo

all'improvviso. Dal Texas alla Renania, la gente guardò lo schermo e vide

una piramide che aveva un'antenna in testa e una linea di grattacieli

bianchi sullo sfondo. Gli esploratori, abbastanza eccitati, chiamavano

quella piramide «Mole» e sostenevano che i grattacieli fossero montagne,

ma così vicine al tuo sguardo che ti sembrava di toccarle.

Per gli scienziati imbarcati a bordo della caravella americana Nbc, la

nuova terra emersa era un'autentica meraviglia.

Una Firenze spolverata di neve.

Decantavano le piazze e i palazzi, gli spettacoli e i cibi, con una

predilezione spiccata per un frutto a forma trapezoidale che gli indigeni

chiamavano all'incirca «giandiuiottou». Alcuni esploratori, inquadrati a

sorpresa dalle telecamere, ne conservavano imbarazzanti vestigia agli

angoli delle labbra. L'entusiasmo era generale, con qualche piccola

eccezione. Per esempio allo scienziato della «Washington Post» non andò

giù che la Firenze bianca avesse la neve negli occhi, ma non sotto le

scarpe, se si esclude qualche chiazza di ghiaccio nelle vie più ombrose

della periferia. E riferì indignato la scoperta ai suoi lettori. Riguardo

alla popolazione indigena, gli studiosi si dichiararono invece subito

d'accordo nel riscontrare una certa somiglianza con gli italiani. Persino

i francesi. Anche se l'assenza di pizza & mandolino disorientava i

componenti americani della spedizione, convinti che per essere

assimilabile all'Italia una persona dovesse avere i baffi molto scuri e

saper suonare una serenata o quantomeno pilotare una gondola. Dei

«piedmontesei», li chiamavano così, i navigatori arrivati da oltre oceano

lodavano il calore controllato, la cortesia non servile e la naturale

sobrietà. Nelle testimonianze visive che inviarono al loro Paese, fra

un'inquadratura della Mole e uno zoom sulle montagne, alcuni vecchi

«piedmontesei» rivelavano informazioni storiche strabilianti circa

l'esistenza a Torino di un'antica civiltà che avrebbe addirittura

contribuito a fare l'Italia senza peraltro riuscire a completare

l'impresa, rifacendo gli italiani.

Di questo mistero parleremo ancora. Adesso occorre rendere conto di come

ogni nazione del pianeta reagì alla Scoperta di Torino. I francesi,

naturalmente, sulle prime dissero che la conoscevano già. Poi accadde

qualcosa durante il rito di benvenuto, la cosiddetta Cerimonia Inaugurale.

Forse fu colomba della pace, o la Ferrari in testacoda, ma già il mattino

dopo l'umore al di là delle Alpi era cambiato nel profondo e per le strade

di Parigi la gente commentava estasiata: «Quelle soirée!», mentre alla

televisione i «chapeau!» si alternavano ai «supèr!» e da ogni bocca

uscivano elogi di Torino e della torinesità, dell'Italia e

dell'italianità, della Scuderià e di Tombà la Bombà.

Molto diverso fu l'atteggiamento dei tedeschi, che adottarono la nuova

terra emersa fin dal primo istante, dandole il nome di «Prussia italiana».

Lo stupore riposava più che altro nell'aggettivo, come sottolineavano i

dispacci degli esploratori, spiazzati dalla cortesia degli indigeni e

soprattutto dalla loro leggerezza. Non che ci voglia molto a essere più

leggeri dei tedeschi. Ma a colpirli, nei torinesi, era l'accostamento

della leggerezza all'efficienza e alla rapidità. Anche la Cerimonia, di

cui rimase a lungo traccia sui teleschermi appesi dentro i tram di

Berlino, era parsa loro assai rapida, efficiente e leggera. Fra i molti

sacerdoti del rito avevano apprezzato in particolare Sophia Loren e

Pavarotti, mentre l'esistenza di Baglioni, cioè di un cantante italiano

non sposato con Michelle Hunziker, era stata per ogni tedesco una fonte di

sorpresa. Gli inglesi usarono la loro arma migliore, l'ironia, e lodarono

Torino per parlare male di Parigi. La Bbc mandò in onda il filmato della

Scoperta, avvicinandole aggettivi come «stylish» e «classic», più che

altro per negarli alla cerimonia inaugurale dei Mondiali francesi 1998,

considerata volgare e un po' cafona. Poi in un soprassalto di umiltà

ammisero: «Abbiamo molto da imparare in vista delle Olimpiadi londinesi

del 2012». Nei giorni successivi le televisioni delle isole britanniche

proiettarono una rassegna di documentari scientifici sulla nuova terra

emersa. Pare che il pezzo forte fosse un sole in mezzo alle montagne

ripreso dalla pista del Lingotto. Ma a fare più scalpore fu la rivelazione

che secondo gli esploratori inglesi la città appena scoperta era molto più

bella di Milano. Milano si difese con la scelta del Basso Profilo

Permanente. I suoi giornali parlarono poco di Torino e quel poco per

trasformare i brufoli in ascessi: il Museo Egizio fece meno notizia di un

mucchietto di No Global e la coda per entrare allo Stadio Olimpico - oggi

noto come Stadio Grande Torino - diventò una ritirata di Russia. A

proposito: anche laggiù cambiò rapidamente l'atmosfera. All'inizio della

spedizione, i moscoviti al seguito lamentavano i disagi dell'impresa: a

contrariarli pare fosse soprattutto la mancanza di negozi sempre aperti,

quando è noto che in Russia funzionano 24 ore su 24: là dove ci sono,

naturalmente. Ma la Cerimonia compì il miracolo e da allora per tutti i

russi Torino fece rima con Cremlino, quanto a meraviglia. Della passione

bollente degli americani si è già detto. La Cerimonia ebbe su di loro un

effetto puramente confermativo. Fu quando i loro telegiornali insistettero

sul cosiddetto Pacchetto Patriottico: bandiera, inno, carabinieri. Dissero

che se Torino aveva fondato l'Italia, e malgrado l'assenza di mandolini

non c'era più ragione di dubitarne, quello era un Paese che si amava

davvero. Nei loro tinelli gli americani finsero di crederci, si pulirono

la bocca sporca di ketchup ed era tale l'emozione che con lo stesso

tovagliolo si asciugarono una lacrima

Lunedì, 22 Agosto, 2016 17:41

 

 

Home